di Nazzareno Iorfida
Mercoledì 27 gennaio ho avuto l’onore di partecipare alla Giornata della Memoria da una posizione ‘privilegiata’. Da semplice spettatore a portabandiera dell’ANPI nel giro di qualche minuto.
Qualcuno può tranquillamente pensare che non sia nulla di che, ma vi assicuro che non è così.
Una mattinata ad ascoltare una storia di coraggio, sofferenza e libertà, una storia triste ma allo stesso tempo affascinante che dimostra che si può imparare qualcosa anche quando si pensa di saper già tutto.
Ho osservato e ascoltato i ragazzi delle medie che nella loro “ingenuità”, qualche volta impacciati nel leggere, ma consapevoli di offrire alla platea un lavoro sentito e ben svolto.
Si è parlato della società moderna, del problema dell’immigrazione, dell’importanza di tramandare questi racconti, di scegliere bene gli esempi da seguire.
Ed è proprio su quest’ultimo monito che intendo soffermarmi.
Il sindaco, giustamente, sottilinea ai ragazzi che i futuri amministratori si nascondono tra di loro, rilanciando un’iniziativa portata avanti dall’amministrazione attuale, il Consiglio dei Ragazzi.
Fino a qui non c’è niente di male, si può solo imparare da esperienze del genere. Si può capire quale strada intraprendere e tante altre cose.
Si parlava di esempi da seguire però: siamo certi che in questo caso l’esempio sia quello giusto?
Chi partecipa ad un Consiglio dei ragazzi non può non prendere spunto da chi, di fatto, amministra.
E non ho potuto fare a meno di immaginare un ragazzino con la fascia tricolore che predica bene, ma razzola male.
Che si rende disponibile a ricevere suggerimenti, ma che non istituisce l’unico luogo utile a questo scopo, le commissioni.
Che con la prepotenza si impone sugli altri.
Ma il ragazzino colpe non ne ha, lui ha seguito l’esempio… sbagliato.